mercoledì 25 agosto 2010

Appello ai Vinchiaturesi con gli attr..:01/09/2010 tutti al palazzo del T.A.R. Molise si discuterà della Nostra bella MONTEVERDE e del suo Futuro.




Un articolo dell’antropologo Francesco Mauro Minervino sull’eolico in Calabria:


Pale, mulini a vento ovunque. “Aerogeneratori” si chiamano, per la tecnica e per la burocrazia. Fino a qualche anno fa non se ne vedeva neanche uno. Adesso in Calabria le turbine turbano. Da lontano i mulini a vento possono sembrare i bracci di enormi ventilatori a pale messi lì a soccorso di pendolari e vacanzieri. Phon enormi e torreggianti su aste bianche, un pronto soccorso dal caldo, una sorta di “protezione civile” impotente a smuovere la fila di autobus e macchine che come formichine ogni mattina in questi giorni d’agosto cuociono al sole sfilando lentamente sui rettifili d’asfalto torrido dell’A3 e della “Strada dei Due Mari”, da Lamezia a Catanzaro. Il vento non manca da queste parti.
I mulini a vento girano bene, ma le pale non sempre mulinano a dovere. Altre torri eoliche, più grandi, bianche ed enormi, piantate come candeline su una torta di compleanno, sono spuntate sui costoni della val di Crati, nel Marchesato di Crotone, sul reventino e sui contrafforti verdi delle Serre, verso la costa di Pizzo e Tropea. La piantagione di mulini a vento si vede dal cielo, quando l’aereo ancora sul Tirreno prima di mettere le ruote sulla pista di Lamezia, fa un mezzo giro dal mare per prendere di petto la terra. Proprio un bel colpo d’occhio. Un prato di bianchi steli di margheritone pop. In Calabria negli ultimi anni è stato tutto un fiorire di progetti per l’installazione di torri e parchi eolici. L’eolico è una gara selvaggia, una nuova frontiera del Far West nostrano. Può un territorio come quello calabrese, già massacrato in lungo e in largo da decenni di abusivismo, di dissesti e alluvioni, incendi estivi e saccheggi ambientali consumati dal mare fino ai monti e fin dentro alle aree protette e i parchi nazionali, essere sacrificato, come è stato, anche sull’altare del business eolico? La corsa all’oro dei mulini a vento qui può distruggere del tutto quel poco che resta di uno tra i paesaggi più belli d’Italia. L’affare finora è passato per le mani di improvvisati magnati del vento, d’accordo col solito sottogoverno di politici e loschi intermediari che da noi fa il bello e il cattivo tempo. Contro il proliferare dei mulini a vento non si sono levate proteste ufficiali. E poi, a che serviva l’eolico in una regione senza industrie che di energia ne ha già da vendere?

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